sabato 27 novembre 2010

Vengo via da Napoli, oppure resto nonostante i rifiuti?

Riporto qui una lettera scritta da una napoletana (Angela L.) sulla rubrica di Corrado Angius presente su la Repubblica di venerdì 26 Novembre 2010.

Lo stile, quello della lista di Vieniviaconme, non toglie nulla ad un contenuto da cui traspare chiaramente l’attaccamento di una ragazza per il suo territorio.

… resto a Napoli perché al mattino mi sveglia la voce del fruttivendolo ambulante che non si capisce mai che cosa dice.

Resto perché quando faccio la fila alla posta esco sapendo vita morte e miracoli della signora che era davanti a me;

perché se ho una valigia e la scala mobile è rotta, arriva qualcuno ad aiutarmi (che poi mi chiede se sono fidanzata.

Resto perché quando vado a giocare i numeri al lotto la gente è sempre uno spettacolo;
perché quando andavo a scuola mi entrava la libertà nell’anima guardando dalla finestra il mare inondato di sole;

perché mia nonna lucidava un teschio nel Cimitero delle Fontanelle e gli chiedeva le grazie;


perché mentre passeggio in un vicolo tra i calzini stesi ad asciugare e le grida forsennate di un pescivendolo, entro in una chiesa piccola e mi scoppia il cuore davanti alle Sette opere di Misericordia di Caravaggio.


Resto perché se passa un carro funebre ci scambiano sguardi solidali e facciamo le corna a terra;

perché io e i miei amici facciamo la raccolta differenziata e usiamo i detersivi biologici;

perché quando a tarda sera, in primavera, salgo a Posillipo e il profumo del mare e degli oleandri mi riempie di gioia, piango, e penso che non è vero che la camorra ha ammazzato Napoli, che non dovrò andare via per sempre.

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