venerdì 31 agosto 2012

La scienza può aiutare a salvare il pianeta

I danni che l'azione dell'uomo provoca all'ecosistema globale sono oramai davanti gli occhi di tutti. Lo sconvolgimento climatico determinato dalla produzione di anidride carbonica (CO2 in termini scientifici) è palese se si osserva l'andamento delle anomalie delle temperature sulla superficie terrestre (si veda il grafico).

Se è vero che nella storia della terra si sono registrati ampie variazioni delle temperature, mai era successo che tutto ciò avvenisse in un arco di tempo ristrettissimo (meno di un secolo).

Per combattere il riscaldamento globale, e le sue devastanti conseguenze, la strada primaria dovrebbe essere quella di ridurre le emissioni di CO2, colpevole di tramutare l'atmosfera terrestre in una gigantesca "serra" in cui i raggi solari vengono intrappolati. Le nuove tecnologie di produzione adesso presenti permettono in molti casi di abbattere l'emissioni di questo gas, però sono più costose di quelle tradizionali e in un contesto di crisi globale pochi paesi al mondo sono effettivamente propensi a seguire questa strada. C'è poi il problema di tutti i paesi emergenti che crescono e inquinano molto di più del passato. In definitiva, è molto difficile mettere d'accordo Cina, Usa, India, Brasile e molti altri grandi produttori al mondo di ridurre le loro emissioni.

Una strada alternativa potrebbe essere quella di ricercare nello sviluppo scientifico delle contromisure contro il riscaldamento globale. Al riguardo diversi sono i progetti interessanti che potrebbero offrire qualche possibile soluzione.

Quello tra i più promettenti è relativo alle culture di alghe marine. Una prima sperimentazione è stata condotta nei mari dell'Antartide dove una nave ha versato del ferro in mare per nutrire e far prolifera delle alghe marine. Queste sono in grado di assorbire una grande quantità di anidride carbonica, rilasciando in cambio ossigeno grazie alla fotosintesi clorofilliana. Una volta esaurito il loro ciclo vitale queste alghe muoiono e si vanno a depositare nel fondo marino, portando con loro il carico di CO2 assorbito durante la loro esistenza.

Altri piani riguardano invece la generazione artificiale di nubi, sempre in aperto oceano, che riflettano i raggi solari e mantengano così più fresca la superficie terrestre e i mari.

Un'altra possibile strada è quella degli alberi artificiali che, sfruttando determinate sostanze chimiche, siano in grado di assorbire grandissime quantità di CO2.

Il rischio che molti ambientalisti vedono in queste tecniche è che facciano perdere di importanza l'altra strada maestra, cioè quella della riduzione dell'emissione di gas inquinanti. Purtroppo il genere umano non può però correre il rischio di essere l'artefice dello sconvolgimento della vita sulla Terra e quindi ogni soluzione che eviti questo pericolo va sicuramente ricercata.

Immagine tratta da La Repubblica del 31/08/2012, articolo di Elena Dusi a pag. 41 


1 commento:

jacquangaar ha detto...

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